Esiste la normalità e l’anormalità sessuale? Risponde Giuseppe Ungaretti

Tratto da Comizi d’amore 1965

Ricerche 2 – Schifo o pietà?

Pier Paolo Pasolini intervista il poeta Giuseppe Ungaretti. E’ l’estate del 1963 e il regista gira l’Italia cercando volti e location per il suo film “Il Vangelo Secondo Matteo”.

Scopre un’Italia che dorme e radica su un suolo ricchissimo ma abbandonato e un’Italia più aperta e pronta al cambiamento che rischia però nuove forme di omologazione borghese. Decide di arare quel suolo stanco, di squarciare lo scenario rusticano, investigando il lato più intimo e stigmatizzato dai tabù, la sessualità.

Partendo dal sesso, padre dei tabù, progenitori anch’essi delle norme sociali, Pasolini nel dialogo con Ungaretti sviscera il paradosso che si cela alla base della civiltà e delle sue norme.

Ungaretti, secondo lei, esiste la normalità e l’anormalità sessuale?

Senta, ogni uomo è fatto in un modo diverso, dico… nella sua struttura fisica è fatto in modo diverso, è fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura. E questo sino dal primo momento con l’atto di civiltà che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura.

Sono molto indiscreto se le chiedo di dirmi qualcosa a proposito di norma e trasgressione della norma sulla sua esperienza intima, personale?

Beh io personalmente, che cosa vole… Io personalmente sono un uomo, sono un poeta e quindi incomincio col trasgredire tutte le leggi facendo della poesia.

Ora sono vecchio e allora non  rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo, eheh…sono le leggi della morte.

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